Vi presentiamo Aleksander Lavrentyev e la sua serie intitolata “Il sole luminoso” scattata sulle spiagge della Crimea.
Sono nato a Leningrado, CCCP, in 1980 in una famiglia di artisti.
L’Arte mi circondava da sempre a casa e anche nei viaggi per il paese dove i miei genitori mi portavano dall’età di sei anni. Mio padre disegnava sempre, mentre nessuno nella famiglia in realtà si occupava di fotografia. La mia prima macchina fotografica, abbastanza primitiva, l’ho avuta all’età di tredici anni, ma non avendo il laboratorio di stampa, ho potuto stampare solo due volte presso degli amici.
Nel 1997 all’Hermitage ho visto la mostra di Irving Penn, e questo ha completamente sconvolto la mia visione della fotografia. È stata la prima mostra a San Pietroburgo di un fotografo di fama mondiale, prima del quale né io né i miei connazionali sapevamo che le fotografie potessero essere esposte in un museo insieme alla pittura. Il mio autore preferito è Richard Avedon, però sono arrivato nel mondo della fotografia sicuramente grazie ai “mozziconi” di platino di Penn.
Per il mio diciottesimo compleanno mio padre mi ha regalato una vera macchina fotografica giapponese, era la Canon AV1, e poi studiando in Accademia di Arti Applicate ho utilizzato questa macchina fotografica, stampando in minilab. Finché una delle nostre modelle, ridendo, non mi ha detto che fino a quando non avessi stampato da solo le mie pellicole non avrei mai potuto controllare bene il processo di creazione dell’opera. Così ho trovato un fotoingranditore e ho riscoperto la fotografia. Sono convinto che finché non capisci bene il processo di esposizione, non capirai mai cosa succede dentro la macchina fotografica durante la sessione fotografica. Così ho iniziato a stampare in camera oscura.
Piano piano la fotografia prendeva sempre più spazio nella mia vita e all’età di vent’anni ho capito di essere più fotografo che pittore, professione per la quale ho studiato sette anni.
A quei tempi conobbi un grandissimo stampatore, Mark Titenskji, il quale diventerà poi un mio amico e collaboratore e con il quale ho stampato tutte le mie mostre.
Quattro anni fa mi hanno chiamato a lavorare all’Hermitage, così sono entrato nel team di fotografi del più grande museo russo.
Nel 2007 ho iniziato a fotografare le spiagge della Crimea, come “civilizati” così anche “selvaggi” dove la gente non si preoccupa di portare i costumi da bagno. Della stessa raccolta fanno parte le vedute dei luoghi strani e abbandonati visibili lungo le coste. In questo progetto io non studio, direi piuttosto che osservo il collegamento tra mare ed essere umano. Il progetto è fatto utilizzando una Canon AE-1 e una Canon F-1, le pellicole sono Illford e Kodak. Nel 2013 sono stato l’ultima volta in Crimea, se dovessi tornarci il progetto continuerà.
In questo periodo, insieme ai progetti “senza termine”, fotografo le madri che allattano bambini di diversa età. Spero in futuro di poter pubblicare questo lavoro in un libro.
Sito web: alavrentyev.com
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